Salute umana, animale e ambiente, tutti sotto lo stesso cappello. La sfida è ormai nel presente: si riusciranno a integrare le varie competenze per raggiungere un benessere a 360°? Se ne è discusso durante l’ultimo Sanitalk
Da qualche anno in medicina si è capita l’importanza di team multidisciplinari, che possano occuparsi della presa in carico del paziente a 360°. Esiste un approccio che va oltre e abbraccia, oltre alla salute umana, anche quella animale e l’ambiente. È il cosiddetto “One Health”, ovvero quello basato sulla consapevolezza che viviamo tutti sullo stesso pianeta e che la modifica di una variabile finirà per influenzare anche le altri.
La pandemia ha reso palese questa relazione, ma in realtà sono anni che le principali istituzioni sanitarie provano a capire come integrare i vari saperi e competenze.
Secondo il Ministero della Salute italiano, per esempio, occorre stabilire un migliore equilibrio e una sistematica interazione tra i gruppi professionali con una maggiore efficienza delle reti esistenti.
In occasione dell’ultima giornata europea “All for One Health” che si è tenuta nel maggio 2021, l’istituto superiore di Sanità ha comunicato l’impegno assunto nel suo Piano strategico 2021-2023 per promuovere la crescita della capacità multidisciplinare necessaria per le sfide sanitarie complesse a livello nazionale e internazionale, con un approccio “One Health”.
Il tema è stato affrontato anche nel recente Sanitalk che ha riunito attorno al consueto tavolo virtuale alcuni tra i maggiori esperti in materia.
La salute come benessere complessivo
Giovanni Iacono, Vicepresidente di Federsanità, ha evidenziato come “l’integrazione socio sanitaria di cui si parla da anni sia un sottoinsieme dell’approccio “One Health”. Questa formula non fa altro che richiamare l’attenzione al benessere globale dell’individuo in base alla nuova idea di salute sancita dall’Oms. La pandemia ci ha insegnato che a un problema globale non bisogna mai dare risposte individuali, ma collettive. Come Federsanità stiamo lavorando attraverso una survey nazionale sul benessere per individuare una serie di indicatori specialistici determinanti lo stato di salute attraverso un percorso permanente di ricerca metodologica. Alla base troviamo il rapporto con l’ambiente, una delle cause scatenanti dello stato di malattia”.
Per l’esperto le attività di prevenzione che funzionano comprendono un intervento multifattoriale volto a modificare congiuntamente i fattori di rischio; il coinvolgimento dei destinatari fin dalle fasi di progettazione ed esecuzione e la capacità di coinvolgere e attivare le varie componenti della comunità stessa.
Per Elide Azzan, Direttore Generale AO Cuneo, Presidente Anmdo Piemonte, il concetto di “One Heath” non è nuovo: “Le aziende sanitarie ci stanno lavorando già da tempo, in particolare sui concetti di interdisciplinarietà, interdipendenza, sostenibilità, migliorando i livelli di cooperazione e integrazione”. Un esempio riguarda la gestione della cronicità, iniziata ben prima della pandemia e che prevedeva un’integrazione più funzionale tra ospedale e territorio: “Si tratta di un insieme di azioni che toccano sia aspetti epidemiologici, sia organizzativi e, da qualche tempo, anche ambientali”.
Formazione e territorio
Per Luigi Rossi, Presidente Card Toscana, la formazione va messa al centro: “Sul territorio ci sono tanti attori che appartengono a mondi diversi – ha ricordato – Per questo è fondamentale creare una cultura organizzativa condivisa: laddove i sistemi hanno saputo integrarsi e lavorare insieme sono riusciti ad ottenere ottimi risultati”.
Che la chiave sia il territorio lo ha testimoniato anche Stefano Vella, professore di Salute Globale Università Cattolica del Sacro Cuore: “Ritengo che andrebbero coinvolti di più i Comuni, perché permane ancora un’enorme distanza tra ospedale e territorio. La chiave è la salute che raggiunge i cittadini e non viceversa”.
Sulla stessa linea anche Paolo Petralia, direttore Generale Asl 4 Chiavarese, Vicepresidente Fiaso: “La Fiaso sta rimettendo al centro un’agenda “One Health” orientata al green, ma più in generale a quelle politiche di contesto che mettono la persona al centro, insieme al suo ambiente di vita e a tutti i determinanti di salute che vi contribuiscono. Le aziende sanitarie in Fiaso rappresentano la complessità di competenze, di diverse figure professionali, la ricchezza di saperi… Tutte cose che si allineano per costruire il concetto di salute. Oggi siamo tutti uniti per mappare le capacità che le aziende esprimono e metterle quindi a disposizione”.
Tra tutte le figure professionali, quella del farmacista è forse la più trasversale: “abbiamo un’interazione sistematica con i vari gruppi professionali che operano in sanità, comprese le direzioni strategiche e generali e la governance dei budget regionali – ha confermato Arturo Cavaliere, Presidente Sifo – Il Covid-19 ha certificato come l’approccio “One Health” multidimensionale sia fondamentale: per esempio, solo attraverso uno strettissimo coordinamento tra la prevenzione umana e veterinaria si sarebbe potuto evitare nei Paesi dove è nato il virus un evento così catastrofico”. A riprova dell’interesse della Sifo verso questo tipo di approccio, “nel nostro prossimo congresso saranno tre gli argomenti che andranno in questa direzione – anticipa Cavalieri – la transizione green, la trasformazione digitale e la coesione sociale e territoriale. Sarà sempre più centrale interrogarsi su sale operatorie e dispositivi medici ecosostenibili”.
Michela Perrone