Sanità. Cittadini (Aiop): “Se anche Gimbe comincia a “dare i numeri”

“Gimbe lancia il Piano per il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale: peccato che i numeri siano sbagliati. Non è vero, ad esempio, che in 10 anni gli ospedali di diritto privato sono raddoppiati; al contrario, a prescindere dalla classificazione utilizzata, le strutture accreditate sono diminuite. Se è vero che, nel 2011, l’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale registrava 525 strutture (così come riportato dalla Fondazione), esse sono, tuttavia, diminuite a 484 nel 2021 e, sicuramente, non aumentate a 995 come, invece, dichiarato a mezzo stampa da Gimbe”. Barbara Cittadini, Presidente nazionale dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) commenta così i dati diffusi da Gimbe per la 15a Conferenza Nazionale della Fondazione.

“L’Annuario censisce come private le sole “Case di cura”, assimilando gli IRCSS, gli Ospedali classificati, i Policlinici privati, le Fondazioni e gli Istituti presidio della Asl alle strutture pubbliche. Ma anche considerando la componente di diritto privato nel suo complesso, siamo ben lontani dai numeri di Gimbe: in base ai più recenti Open Data del Ministero della Salute, infatti, le strutture accreditate del SSN sono 612 nel 2011 e 566 nel 2020. Allo stesso modo rileviamo – prosegue Cittadini – forti imprecisioni nella stessa identificazione delle strutture riabilitative: il dubbio è che, come per le strutture per acuti, siano stati scambiati i dati relativi al totale delle strutture (1.154 tra pubbliche e private accreditate) con quelli relativi alle sole strutture di diritto privato (902). Con queste premesse, ogni conclusione è falsata. A quanto sopra si aggiunga la costante confusione sul vero doppio binario del sistema, che non è quello interno al SSN – nel quale la componente di diritto privato svolge una funzione pubblica, analogamente alla componente di diritto pubblico – ma quello esterno allo schema universalistico e solidale di sanità, nell’ambito del quale il paziente paga le prestazioni sanitarie, sia che ricorra al privato non accreditato sia che usufruisca dell’intramoenia, ossia quel “privato puro” erogato dalle strutture pubbliche, in spazi pubblici, finanziati con i soldi dei contribuenti italiani attraverso la fiscalità generale. Partiamo da una corretta lettura dei dati e della natura e articolazione del Servizio Sanitario Nazionale – conclude la Presidente Barbara Cittadini – se l’obiettivo è davvero quello di salvarlo”.

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