“Il Fascicolo Sanitario Elettronico è una priorità di questo Governo. Lo dimostrano i risultati conseguiti negli ultimi mesi grazie alla grande collaborazione che abbiamo stabilito con tutti i soggetti coinvolti, a partire dal Ministero della Salute, Regioni, Province Autonome, Aziende sanitarie e operatori sanitari. L’aggiornamento tecnologico dei software utilizzati dalle strutture pubbliche della Sanità Italiana ha raggiunto una media nazionale del 54%, ma sono felice di sottolineare che la media delle regioni del Sud è arrivata addirittura al 67%”. A fotografare lo stato dell’arte della tecnologia in sanità è il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica, Alessio Butti, nel corso del convegno ‘L’innovazione nel Sistema Sanitario Nazionale. Il Fascicolo Sanitario Elettronico per modernizzare la Sanità’, che vede il patrocinio del Ministero della Salute e del Dipartimento per la Trasformazione Digitale. “Il Fascicolo è il cuore del nostro progetto di trasformazione digitale della sanità italiana e la sua piena attuazione su tutto il territorio nazionale ci aiuterà a ridurre la burocrazia, personalizzare le cure, fornire continuità assistenziale e utilizzare tecnologie come l’IA per fornire servizi sempre migliori all’assistito. Il tutto nel pieno rispetto dei dati e della privacy del paziente”, aggiunge Butti. L’evento è giunto oggi alla sua terza tappa, presso il Castello Svevo di Bari, dopo gli appuntamenti di Roma (12/13 giugno) e Cernobbio (20/21 giugno).
Dove il FSE non decolla
Il Fascicolo Sanitario Elettronico è ancora poco utilizzato in diverse regioni italiane. In particolare, in Puglia, solo il 3% dei cittadini, contro il 18% di media nazionale ha effettuato un accesso nei primi mesi dell’anno. Tuttavia, il 68% dei cittadini pugliesi ha autorizzato il conferimento dei propri dati clinici nel FSE, contro una media nazionale del 40% e il 100% dei medici specialisti delle aziende sanitarie regionali si sono abilitati all’utilizzo del Fascicolo, contro una media nazionale del 74%. “Il Fascicolo Sanitario Elettronico è strumento di maggiore qualità, equità, tempestività ed efficienza delle cure – commenta il Sottosegretario alla Salute On. Marcello Gemmato -. Consente un accesso semplificato ai servizi sanitari, permette di superare le distanze geografiche e di favorire così l’approccio multidisciplinare della presa in carico dei pazienti, a garanzia dell’appropriatezza e dell’efficacia dell’assistenza sanitaria. È importante arrivare sul territorio a diffondere la più ampia conoscenza e familiarità con questo fondamentale mezzo di sanità digitale e rassicurare i cittadini sulla riservatezza dei dati in esso contenuti, nel rispetto delle disposizioni dettate dal Garante della privacy”.
Cos’è il Fascicolo Sanitario Elettronico e in cosa consiste la fase 2.0
Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e sociosanitario relativi agli eventi clinici riguardanti l’assistito, disponibile gratuitamente per tutti gli iscritti al Servizio sanitario nazionale. È come un cassetto dove è riposta e ordinata tutta la documentazione sanitaria di ciascun cittadino, a cui si accede da computer o dispositivo mobile, con credenziali Spid, con numero di identificazione della Tessera sanitaria oppure tramite Carta d’identità elettronica (CIE). I dati sono conservati e a disposizione di ciascun cittadino, in formato protetto e riservato e, a discrezione dell’assistito, visibili anche ai professionisti sanitari che ne seguono la cura. Il fascicolo consente anche una serie di servizi, come la prenotazione on line di visite ed esami specialistici, la modifica o disdetta degli appuntamenti prenotati on line, il pagamento on line dei ticket sanitari, la scelta o revoca del medico di famiglia.
FSE 2.0
Finora gestito a livello regionale, con velocità di aggiornamento diversa da regione a regione, il FSE entra ora in una nuova fase del progetto: FSE 2.0, grazie all’EDS, Ecosistema dei Dati Sanitari, piattaforma nazionale che mette insieme e rielabora dal punto di vista tecnologico tutti i dati raccolti dalle regioni, valorizzando il lavoro fatto dai diversi territori in questi anni, gestirà i dati sanitari di oltre 60 milioni di italiani, grazie a un finanziamento di 1,3 miliardi di euro, di cui 300 milioni sono dedicati al potenziamento infrastrutturale digitale delle regioni. Al progetto FSE e telemedicina è dedicato circa il 40% del fondo destinato alla Missione 6 Salute del PNRR. Entro dicembre 2024, sarà accessibile per tutti i cittadini di tutte le regioni italiane la possibilità di pagamento dei ticket sanitari, la prenotazione di visite ed esami, la scelta o revoca del medico e la consultazione dei referti, ovvero di esami e diagnostica per immagini. In un prossimo futuro si potrà contare sulla interoperabilità del FSE: si tratta dello scambio transfrontaliero dei dati sanitari tra Paesi UE. In questo modo, ad esempio, una ricetta per ottenere un farmaco generata in Italia sarà spendibile in tutta Europa.
E’ innegabile che il F.S.E. un utile strumento per il singolo cittadino ma la sua utilità è enormemente maggiore se consideriamo insieme tutti i FSE. Archiviandoli uno dopo l’altro avremo un enorme archivio italiano, la Big Data Biomedica che l’Italia non possiede ancora. Le Big Data sono il materiale su cui l’Intelligenza Artificiale (AI) studia e fa learning. Senza Big Data niente AI. Purtroppo i dati per poter essere valutati dall’AI devono essere standardizzati, cioè usare dei protocolli e dei codici che li rendono interoperabili e comprensibili all’AI. E questo è il punto dolente che è volutamente ignorato dai 21 sistemi sanitari che esistono in Italia. Per ottenere questo risultato occorre che tutti, nessuno escluso, utilizzino gli stessi standard quando organizzano i servizi sanitari locali (es. ospedali e ASL), cioè cartelle cliniche, referti, analisi, dati di laboratorio e strumentali, tutti devono usare gli stessi standard. Il punto debole sono le aziende che producono questi servizi, ciascuno a modo suo. Per esempio, la cartella clinica deve avere gli stessi standard e codici (es. LOINC, SNOMED CT, ICD-10, CPT e NDC). Questi sistemi forniscono una codifica specifica per diverse finalità, come la categorizzazione di diagnosi, procedure, prestazioni e farmaci. Senza standard unici niente assistenza moderna e medicina personalizzata.