L’Italia è in ritardo, molti degli Obiettivi (o Goal) fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite appaiono ancora più lontani da raggiungere di quanto non lo fossero lo scorso anno. Il quadro che emerge dal sesto Rapporto annuale dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (asvis.it), presentato al Palazzo delle Esposizioni di Roma dai Presidenti dell’Alleanza Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini accende alcune luci di speranza ma non ignora le tante ombre che purtroppo appaiono preponderanti.
“Le scelte che facciamo oggi” si legge nella premessa al Rapporto “possono garantire un futuro realmente sostenibile delle nostre società, ma il tempo a disposizione per invertire la rotta appare purtroppo sempre più ristretto”. “La voce delle decine di migliaia di giovani che ormai da tempo riempiono le piazze nel nostro Paese e nel mondo” ha sottolineato Marcella Mallen “non devono restare inascoltate”. E ha incalzato Stefanini: “L’importante discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi all’Assemblea delle Nazioni Unite, dimostra la consapevolezza nel Governo della gravità della situazione e delinea le azioni da compiere per uscirne. Contiamo che dalle parole si passi il più presto possibile ai fatti”. All’evento di apertura hanno partecipato il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, la Direttrice della UN SDG Action Campaign Marina Ponti, il Presidente di Enel Michele Crisostomo, la Presidente del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane Nicoletta Giadrossi, il Presidente di UniCredit Piercarlo Padoan e la Presidente di Assonime Patrizia Grieco.
Nel Rapporto, frutto del lavoro di oltre 800 esperti che lo hanno elaborato, si denuncia – usando indicatori elaborati dall’Alleanza derivanti, per la quasi totalità, dalla Statistica ufficiale – come, nel 2020, la situazione dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sia complessivamente peggiorata rispetto al 2019. Nel dettaglio, la situazione è migliorata rispetto a tre obiettivi (energia, cambiamento climatico, pace e giustizia), è rimasta stabile per altri tre (fame, acqua, innovazione) ma è peggiorata per ben nove di questi obiettivi (povertà, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, disuguaglianze, città, biodiversità terrestre, cooperazione).
Per i restanti due (produzione e consumo responsabile e biodiversità marina) non è stato possibile misurare l’andamento. Se poi guardiamo come, complessivamente, si è mossa l’Italia nel decennio trascorso, risulta che per cinque obiettivi ha guadagnato terreno (salute, parità di genere, energia, innovazione, cambiamento climatico), per cinque è rimasta stabile (fame, istruzione, disuguaglianze, città, pace e giustizia) e per cinque è peggiorata (povertà, acqua, occupazione, biodiversità terrestre, cooperazione). Per i rimanenti due obiettivi, anche in questo caso, è stato impossibile calcolare l’andamento. E per il futuro? Sulla base delle tendenze, si legge nel Rapporto, su 32 target quantitativi, in gran parte definiti dalla Ue, se sarà confermato l’andamento registrato, l’Italia potrebbe riuscire a centrare o ad avvicinarsi solo a 7, tra questi: le coltivazioni biologiche, consumi di energia e tasso di riciclaggio dei rifiuti. Negative o decisamente negative appaiono le tendenze su ben 15 target quantitativi, tra questi: povertà o esclusione sociale, parità di genere nell’occupazione, emissioni di gas serra, qualità dell’aria.