Allarmante la distanza proibitiva dal traguardo del collaudo per 454 progetti, ancora fermi alla fase della progettazione esecutiva, step che di fatto impedisce l’avvio dei cantieri.
Non meno critica la situazione degli Ospedali di Comunità, le strutture sanitarie a prevalente gestione infermieristica, fondamentali per garantire le cure intermedie e la continuità assistenziale nel passaggio dall’ospedale al ritorno a casa dei pazienti. Sono stati finanziati con 1,3 miliardi di euro progetti per 427 strutture, dei quali ne risultano completati e collaudati solo 10 (2,3%), mentre 146 sono ancora fermi alla fase della progettazione esecutiva. A dicembre 2024 risultavano effettuati pagamenti per soli 100 milioni (7,9% dei fondi). La fase dell’esecuzione dei lavori risulta completata solo per 20 Ospedali di Comunità (4,7% del totale dei progetti monitorati); sono in corso i lavori per la realizzazione di 184 strutture (43,3%), ma ci sono ritardi nei lavori in oltre la metà delle opere da realizzare: in ritardo l’avvio dei lavori di esecuzione di 193 strutture (45,4%), a cui si aggiungono i ritardi nella fine dei lavori di altri 23 Ospedali di Comunità (5,4%).
Se si analizzano i ritardi nell’esecuzione dei lavori dal punto di vista territoriale, sia per le Case della Comunità che per gli Ospedali di Comunità emergono forti differenze tra Regioni: Molise, Calabria e Sardegna detengono la maglia nera, mentre Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto sono le più virtuose.
“In questo scenario – commenta Barbaresi – risulta davvero difficile credere che il Governo possa immaginare di riuscire a terminare tutti i lavori per collaudare le strutture entro giugno 2026, data prevista per la scadenza definitiva. Inoltre – sottolinea – resta il nodo del personale: non basta costruire strutture se non si mettono nelle condizioni di essere operative ed efficienti. Senza prendere in considerazione i possibili e auspicabili sviluppi della figura dei medici di medicina generale alle dipendenze del SSN, solo per Case e Ospedali di Comunità, per cui non si vedono atti di interessamento concreto da parte del Ministero della salute, è necessario assumere 33 mila unità di personale”. Per la segretaria confederale della Cgil “sarebbe l’unico concreto intervento che migliorerebbe i tempi di attesa riempendo il vuoto degli spot governativi o l’inconsistenza degli atti ministeriali. Quanti ricoveri impropri si potrebbero evitare garantendo la presa in carico da parte di un’adeguata rete di assistenza territoriale? Quanta pressione negli ospedali, a partire dagli accessi impropri nei Pronto soccorso, si potrebbe evitare?”