L’incarico di Direttore Generale in sanità è ancora il punto di arrivo di un percorso di carriera? I «migliori» talenti sono attratti dal ruolo? Quanto il tema dell’attrattività del ruolo è strettamente collegato al tema della valorizzazione dei ruoli/professioni a valore strategico? Con questi interrogativi si è aperta la riflessione del Coordinatore del Forum Permanente dei Direttori generali di Federsanità e dg dell’Aou Policlinico Umberto I di Roma, Fabrizio d’Alba, all’apertura dei lavori dell’evento “Il Cambiamento nasce dalle Direzioni strategiche” in corso al Forum risk Management di Arezzo 2023.
“Ci troviamo ad operare in un sistema complesso che ha lo scopo di garantire qualità rispetto al diritto dei cittadini di tutela della propria salute. Una complessità che – ha sottolineato d’Alba – negli anni ha cambiato ruolo e scelte del management delle Aziende del SSN. Abbiamo assistito ad un ampliamento della gamma di servizi ed attività qualificanti l’offerta di salute, ad una differenziazione dei modelli organizzativi da utilizzare nei diversi setting, ad un allargamento delle reti “istituzionali” e “relazionali” da gestire nonché ad un incremento della quantità e complessità dei sistemi legislativi e regolatori e della dimensione organizzativa, strutturale ed economica”.
Ma esiste una volontà di valorizzazione del ruolo? E quali dovrebbero essere le azioni da mettere in campo per rendere il ruolo appetibile? “Partiamo dalla legge 502/92 – ha osservato Fabrizio d’Alba – quella che indica come tutti i poteri di gestione e della rappresentanza dell’unità sanitaria locale, sono riservati al direttore generale, cui compete verificare la corretta ed economica gestione delle risorse, l’imparzialità ed il buon andamento dell’azione amministrativa.
Una concentrazione di poteri – ha specificato il direttore – in un solo organo, monocratico, molto rara negli enti pubblici come pure sottolineato dall’avvocatura dello Stato..
“A partire da cio’ il tema è la responsabilità, la limitata autonomia in ambito organizzativo e programmatorio, l’acquisizione delle risorse e, non per ultimo, la scelta della squadra con cui lavorare. Rispetto alle responsabilità – ha sottolineato d’ Alba – vi sono quelle stabilite dalla legge, ma vi è anche una responsabilità manageriale collegata all’autonomia gestionale e che coincide con il raggiungimento degli obiettivi «statutari» dell’Ente e con gli obiettivi di mandato. Anche su questo c’è da lavorare per avviare una riflessione rispetto alla possibilità nell’ arco fi un mandato triennale di mettere a terra azioni necessarie a processi di trasformazione imposti anche dai cambiamenti che toccano la domanda di salute della popolazione”.