Enti locali e direzioni strategiche insieme per due giorni di formazione e approfondimento in occasione del primo evento itinerante regionale del progetto promosso da Federsanità sullo sviluppo delle cure primarie e dell’assistenza sociosanitaria nelle aree interne e isole minori. L’evento è in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, Ares Sardegna, Università di Cagliari e Università di Sassari
Definizione di indicatori per approfondire i fabbisogni di servizi, selezione e raccolta delle migliori best practicies, supporto per lo sviluppo dei modelli di gestione dell’offerta dei servizi, integrazione delle politiche per la coesione territoriale e il miglioramento sistemico dell’offerta di salute nelle aree interne, focalizzando l’attenzione sull’attuale evoluzione dei processi di cure primarie: sono questi gli obiettivi del progetto promosso da Federsanità sullo sviluppo delle cure primarie e dell’assistenza sociosanitaria nelle aree interne e isole minori che, il 20 ottobre a Porto Cervo, con il primo Laboratorio territoriale, convegno formativo accreditato ECM, inaugura un percorso di eventi itineranti regionali, finalizzati a mettere in dialogo enti locali, direzioni strategiche, ordini professionali e tutti i principali stakeholders in una due giorni di formazione e approfondimento, organizzata in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, Ares Sardegna, l’Università di Cagliari e l’Università di Sassari.
“Al centro del dibattito ci sono le priorità trasversali del PNRR – ha spiegato Tiziana Frittelli Presidente di Federsanità e Dg dell’AO San Giovanni Addolorata di Roma – in particolare in relazione alle missioni M5 e M6 – M5 e M1, afferenti alle problematiche specifiche delle aree interne e isole minori. Abbiamo individuato la Sardegna come prima tappa del nostro percorso sui territori regionali proprio perché la quasi totalità del territorio rientra nella classificazione di ‘area interna’ e, in questo senso, ogni linea di programmazione e di intervento in termini di assistenza dovrà essere indirizzata con uno sguardo alla coesione territoriale e al principio di ‘casa come primo luogo di cura’. La progettazione dei servizi sanitari e sociali delle aree interne – ha concluso la Presidente Frittelli – non può che nascere con la metodologia della ‘Community building’ e quindi con la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti e con una forte politica di decentramento nelle decisioni organizzative. È solo a partire dal territorio, dalle sue risorse formali ed informali, dall’accurata conoscenza dei bisogni e degli strumenti quotidiani per affrontarli che si potrà costruire un autentico sistema di salute di popolazione”.
Il primo Laboratorio territoriale promosso in Sardegna ha lo scopo di rappresentare il percorso adottato, ad oggi, dalla Regione e sostenere, attraverso la formazione e l’approfondimento, il dialogo aperto tra gli stakeholders di indirizzo politico e istituzionale, le Direzioni Generali delle strutture sanitarie e socio sanitarie, i Sindaci, le rappresentanze e gli enti associativi di categoria e dei cittadini, il mondo accademico e il know how delle progettualità del mondo privato.
“Queste due giornate di lavori hanno rappresentato un importante momento di confronto istituzionale. Il nostro sistema sanitario ha davanti a sé sfide importanti. Stiamo mettendo in campo i grandi investimenti del PNRR e dando attuazione a una riforma dell’assetto ospedale-territorio non più rinviabile. La Sardegna – ha spiegato Carlo Doria Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale – è impegnata con forza nella realizzazione del modello previsto dal DM77 ed è significativo che Federsanità nazionale abbia scelto l’Isola come prima tappa di una serie di appuntamenti. La nostra è una delle regioni più estese, con una bassa densità di popolazione. Il numero di medici su cui possiamo contare è notevolmente ridotto rispetto al passato, ma d’altra parte disponiamo di tecnologie e strumenti diagnostici che tempo fa non erano nemmeno immaginabili. Per garantire ovunque un’assistenza in grado di rispondere realmente alle necessità dei cittadini bisogna tenere conto di tutto questo e puntare a una medicina di nuova concezione. Il nuovo modello di continuità assistenziale, l’organizzazione in forma associata dei medici di medicina generale, il potenziamento delle strutture intermedie, sia di lungodegenza, sia di riabilitazione, le Case e gli Ospedali di comunità vanno tutti in questa direzione: un’organizzazione della medicina territoriale più efficiente, in grado di prendere in carico il paziente e seguirlo, lasciando all’ospedale le prestazioni ad alta intensità per la cura delle fasi acute della malattia, in un sistema di vasi comunicanti territorio-ospedale che deve essere messo in equilibrio per essere sostenibile”.
Il 48% (3834) dei Comuni Italiani viene classificato come area interna (Comuni intermedi – Comuni Periferici e Comuni Ultraperiferici). Si tratta del 58,8% della superficie dell’intero territorio nazionale. Su questi dati si innestano i risultati del Rapporto sull’economia della Sardegna, redatto dal Centro di Ricerche economiche Nord-Sud (CreNoS) delle Università di Cagliari e Sassari, che disegnano un quadro piuttosto allarmante per le zone interne. La Sardegna, infatti, al 1° gennaio 2023 ha una popolazione di 1.575.028 abitanti con età media di 48,4 anni: 253 anziani ogni 100 giovani. I nati al 1° gennaio sono stati 7.695, a fronte di 20.524 decessi. Tra il 2019 e il 2022 è registrato un calo di 35mila abitanti, con un decremento della popolazione del 2,17%. Per il 2023 le previsioni sono ancora più nere. La due giorni di lavori ha visto la partecipazione di ANCI, FNOMCEO, FNOPI, FNO TSRM E PSTRP, CARD, FEDERFARMA, FOFI, IFEL, FNOFI, CITTADINANZATTIVA E AGENAS.
“L’attenzione e l’impegno di ANCI a favore dei territori più fragili del nostro Paese, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali, a partire dalle cure primarie, sono da sempre molto alti. Si tratta di aree troppo spesso abbandonate – ha dichiarato Roberto Pella Vice Presidente Vicario di Anci – non solo dal punto di vista demografico, che tuttavia coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale e oltre il 52% dei Comuni. L’Italia forse più “vera” e anche più autentica, la cui esigenza primaria è quella di potervi ancora risiedere, oppure tornare, e questo sarà possibile solo grazie a un ridisegno del nostro Servizio sanitario e delle politiche sociali e per la salute coerente con tale obiettivo”.
Incentivare un’autentica integrazione di obiettivi e percorsi è il motore del Laboratorio regionale, con lo sviluppo di interventi mirati alle reali caratteristiche e dimensioni del contesto, attraverso la mappatura del fabbisogno di salute e con un approccio orientato all’evidenza del dati regionali: “Siamo chiamati a ricostruire la vita sociale del nostro paese dopo il dramma della pandemia ed in particolare, questo problema si verifica qui ancora di più a causa dell’insularità tipica della Sardegna. Pertanto – ha sottolineato Ugo Cappellacci Presidente della Commissione Affari Sociali e Salute della Camera dei deputati – è necessario creare un nuovo sistema economico e sociale fondato sulla qualità di vita”.
Strumento di questo percorso è anche l’attivazione di percorsi formativi interdisciplinari così come la promozione delle leve dell’innovazione attraverso la tecnologia e la selezione delle migliori best practicies che abbiano avuto un significativo impatto nel miglioramento del processo di assistenza al fine di mettere a fattor comune, nel confronto nazionale, tra le Federsanità Anci regionali attive sul territorio.
“Una delle priorità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è appunto di superare il ‘divario di cittadinanza’ in ambito sanitario e utilizzare tutti gli strumenti disponibili per garantire un approccio specifico e in particolar modo differenziato, in relazione alla peculiarità geografica in cui vivono tanti italiani. La priorità è assicurare prestazioni sanitarie in maniera omogenea. Come Mur – ha sottolineato Maria Alessandra Gallone, consigliere del Ministro Anna Maria Bernini presso il Ministero dell’Università e della Ricerca – consapevoli delle criticità rispetto alla richiesta di medici sul territorio, stiamo lavorando per risolvere il problema all’origine. Per il Ministro Bernini questa è un’urgenza che ha deciso di affrontare in maniera progressiva, ragionando su possibilità reali e non con un’apertura indiscriminata che causerebbe un depotenziamento della qualità dell’offerta formativa. Abbiamo da quest’anno già 4.000 posti in più e nei prossimi sette anni arriveremo ad averne altri 30.000 mila, che andranno a coprire anche il fabbisogno delle isole”.
Francesco Zaffini, presidente della decima Commissione Affari Sociali di Palazzo Madama ha dichiarato: “È necessario ripartire da modelli innovativi di organizzazione della rete di cure sul territorio che diventi garanzia di prossimità, sostenibilità e accessibilità dei servizi offerti per rispondere ai bisogni di salute. Per incidere in modo significativo nella riforma del Servizio sanitario pubblico occorre adottare nuovi modelli di presa in carico territoriali e coinvolgere tutti gli attori principali del sistema, iniziando dai sindaci, dai professionisti e dal terzo settore. Il primo strumento è la partecipazione. La roadmap, che oggi grazie al progetto di Federsanità stiamo delineando, deve partire dalla centralità dei pazienti, costruendo attorno ad essi reti concentriche di professionisti sanitari e adottando come coordinate la sostenibilità sociale, l’innovazione terapeutica e la prossimità delle cure. Mai come oggi, è necessario approfittare degli errori e delle conoscenze apprese durante la pandemia per rinnovare il servizio sanitario pubblico e fare del principio di equità di accesso l’elemento fondante dell’intera rete dell’assistenza”.