Farmaci a domicilio oltre la pandemia. Da Sifo un progetto di “Home Delivery”

Durante la pandemia, per proteggere dal rischio di contagio gli anziani e le persone più fragili, si è sviluppato il modello di consegna dei farmaci a domicilio, compresi i medicinali in distribuzione diretta da parte dei servizi farmaceutici delle strutture pubbliche. A rendere operativo il servizio, in tutte le regioni e province autonome italiane, sono state la rete dei volontari della Croce Rossa e la Protezione Civile, in collaborazione con alcune associazioni di farmacisti e pazienti. Ma ora i farmacisti ospedalieri della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie-SIFO guardano avanti e sono già a lavoro per sviluppare ancora di più questo modello, rendendolo maggiormente strutturato ed operativo, a prescindere dall’emergenza sanitaria. Non solo: in programma c’è anche la realizzazione di una app, disponibile su tutti i device, che ha l’obiettivo di registrare ogni informazione del paziente sulla somministrazione del farmaco a casa. Di questo si è parlato nel corso della sessione dal titolo ‘Sviluppo di modelli a domicilio: home delivery a supporto della distribuzione diretta’, che si è svolta in occasione del XLII Congresso Nazionale SIFO.

“Nella primavera del 2020, quando è scoppiata la pandemia, c’era la necessità urgente di trovare un modo per consegnare a casa dei pazienti cronici quelle terapie che fino ad allora venivano abitualmente ritirate nei punti di distribuzione diretta, in particolare negli ospedali – ha detto Marcello Pani, segretario nazionale SIFO – Questo è stato necessario soprattutto per le persone più fragili e anziane, che in quel momento andavano protette e bisognava evitare di farle uscire di casa per andare a ritirare dei farmaci in un ambiente ospedaliero potenzialmente a rischio di contagio bidirezionale. Quindi per necessità sono nate a macchia di leopardo delle iniziative che hanno coinvolto gli ospedali, con l’aiuto e il supporto di varie entità esterne a partire dalla Protezione Civile, che ci ha supportato nella consegna dei farmaci a casa di alcuni pazienti. La collaborazione è arrivata anche da diverse associazioni di pazienti e da alcune ditte farmaceutiche; tra queste ultime, in particolare, ce n’è stata una che si è proposta per fornire un servizio di logistica certificata per la consegna non soltanto dei propri farmaci, ma di tutte le terapie nell’ambito dell’area oncoematologia. Insomma, grazie ad un gioco di squadra sono state messe in piedi delle ‘mini organizzazioni’ che hanno permesso ai pazienti che non avevano la possibilità, o era meglio evitare che l’avessero, di ricevere medicinali direttamente a casa”.

Su quest’onda i farmacisti ospedalieri SIFO hanno ritenuto opportuno affidare al Centro Studi della Società la realizzazione di un progetto, già in fase di elaborazione, proprio sull’home delivery, cioè sui farmaci a domicilio. “Abbiamo pensato che questa modalità di distribuzione dei medicinali possa essere sviluppata a prescindere dall’emergenza sanitaria – ha spiegato Pani – L’obiettivo ancora una volta è quello di evitare al paziente di recarsi in ospedale a ritirare le terapie, quando ovviamente non deve sottoporsi anche ad una visita clinica di controllo, migliorando la qualità della vita delle persone e alleviando i caregiver già gravati dal carico assistenziale. Permettendo inoltre di ridurre moltissime visite inappropriate, il modello rappresenterebbe di conseguenza un’ottimizzazione della spesa sanitaria nazionale, con un risparmio davvero considerevole”.

Ma a quali soggetti si riferisce il progetto? Spiega il Segretario Nazionale SIFO: “Stiamo parlando di pazienti con malattie croniche, reumatologiche, dermatologiche, gastroenterologiche ma anche oncologiche. È questa infatti la tipologia di pazienti fragili o anziani a cui si rivolgerà in modo particolare la nostra iniziativa, che ha lo scopo di agevolare il percorso di dispensazione dei farmaci. Abbiamo pensato soprattutto a quei pazienti che vivono distanti dai centri ospedalieri o in zone geograficamente disagiate. Nel nostro progetto pilota è previsto allora un setting di pazienti non solo in base alla patologia, alla loro anzianità o fragilità, ma anche alla loro residenza”. Lo studio sarà condotto secondo il consueto approccio della SIFO, cioè sarà multidisciplinare e coinvolgerà tutti gli stakeholder interessati, pubblici e privati.

Il progetto di home delivery SIFO, dunque, prevede che il farmaco venga consegnato direttamente sul pianerottolo di casa del paziente da un corriere certificato, nel “momento giusto e nella quantità giusta”, ha sottolineato ancora Pani, con benefici non solo per il paziente “ma anche per l’ospedale, che in questo modo può pianificare meglio la consegna del medicinale rispetto a come avvenuto finora. Oggi, anche se per fortuna di rado, può capitare che il paziente si presenti allo sportello ma che la farmacia abbia finito il suo farmaco. Questo può accadere persino nelle migliori organizzazioni di ogni farmacia”. Oltre a questo beneficio di tipo logistico, i farmacisti ospedalieri SIFO hanno pensato di far rientrare nel progetto un ‘add-on clinico’, cioè “vorremmo abbinare alla consegna a domicilio anche un servizio clinico che possa monitorare l’aderenza, la persistenza e la farmacovigilanza- ha spiegato il segretario nazionale SIFO- Per questo stiamo pensando ad un’app, che funzionerà su qualsiasi device o telefonino, che possa interagire con il paziente e che servirà per registrare le informazioni sulla somministrazione del farmaco a casa. Ovviamente questa app, che sarà sicura dal punto di vista della privacy, verrà condivisa con il centro di riferimento del paziente, quindi con la farmacia e con i clinici, che potranno così in tempo reale ottenere delle preziose informazioni circa l’aderenza, la persistenza e l’eventuale comparsa di eventi avversi”.

Il progetto di home delivery dei farmacisti ospedalieri SIFO, infine, ha l’obiettivo di evitare sprechi: “Stiamo parlando di farmaci che servono a trattare patologie croniche importanti e che spesso sono molto costosi. il nostro progetto sarà quindi utile anche per impedire che possano crearsi delle situazioni di utilizzo non corretto dal punto di vista terapeutico e conseguente spreco, dal punto di vista economico”, ha concluso Marcello Pani.

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