Emergenza Covid: allarme delle Regioni per i costi sostenuti. Una delegazione della Conferenza delle Regioni con i Capigruppo di Senato e Camera

La progressiva estensione dello stato di emergenza per la gestione della pandemia che interessa l’intero anno 2021, e che potrebbe proseguire anche nel 2022, ha determinato un volume significativo di costi aggiuntivi, a partire da quelli relativi all’attuazione del Piano vaccinale nazionale, che non possono ricadere solo sui sistemi sanitari regionali che hanno già compiuto uno sforzo notevole per assicurare l’equilibrio dei bilanci dell’anno passato.
COME È STATA AFFRONTATA SUL PIANO FINANZIARIO L’EMERGENZA COVID-19 NEL 2020
L’inizio della pandemia ha comportato a carico dell’esercizio 2020 un notevole incremento dei costi a causa della necessità di attuare le misure eccezionali di contrasto all’emergenza Covid-19.
Tali costi sono stati coperti con
a) risorse stanziate dai Decreti emergenziali (D. n. 14/2020, D.L. n. 18/2020, D.L. n. 34/2020, D.L. n. 104/2020)
b) i rimborsi previsti dal Commissario Straordinario
c) risorse straordinarie derivanti dall’utilizzo di Fondi europei e del cd. “Payback farmaceutico 2018”.
Va considerato poi che nel 2020 l’interruzione di gran parte delle attività sanitarie programmate (prestazioni ed interventi non urgenti etc.) durante la prima ondata pandemica ha comportato minori costi, rendendo disponibili i corrispondenti finanziamenti per la copertura della gestione pandemica.
 
LA SITUAZIONE NEL 2021
Nel 2021 si è dovuto affrontare insieme:
a) la gestione dell’emergenza pandemica;
b) la campagna vaccinale;
c) la ripartenza delle attività sanitarie programmabili ed il recupero dell’arretrato.
Di contro le risorse nazionali stanziate per l’anno 2021 per fronteggiare la pandemia e per sostenere la campagna vaccinale sono risultate in sensibile riduzione rispetto all’anno 2020: si è infatti registrato un decremento 2,2 mld di euro rispetto all’anno 2020.
A tutto ciò va aggiunto che nell’anno 2021:
– non è stato possibile – come è accaduto nel 2020 – l’utilizzo di alcune risorse straordinarie per far fronte alla gestione emergenziale, quali il ricorso ai Fondi Europei (FESR e FSE), e si è potuto contare solo in parte sui rimborsi dalla Struttura Commissariale e dal Dipartimento della Protezione Civile.
– il lockdown e la chiusura totale o parziale di molte attività economiche ha comportato minori entrate per le Regioni.
IN COSA È CONSISTITO L’IMPEGNO DELLE REGIONI
Le Regioni e le Province autonome hanno compiuto uno sforzo enorme per:
– assicurare una organizzazione sanitaria in grado di fronteggiare una delle più gravi emergenze sanitarie mondiali mai verificatesi;
– concretizzare una rapida vaccinazione di massa;
– mantenere nel contempo le diverse prestazioni sanitarie non procrastinabili;
– riavviare gradualmente la produzione sanitaria ordinaria.
LA RICHIESTA DELLE REGIONI E IL RISCHIO DEL SERVIZIO SANITARIO
Le Regioni considerano indispensabile poter disporre di un volume di risorse adeguato per coprire le spese sostenute nella gestione pandemica e per la campagna vaccinale.
In caso contrario, il sistema sanitario pubblico, che è stato in grado di raggiungere degli ottimi risultati anche in un frangente di massima criticità, si troverà in una difficile situazione finanziaria i cui effetti determineranno un’inevitabile riduzione del volume e della qualità dei servizi sanitari.
I COSTI PER LA GESTIONE PANDEMICA NEL 2021
Secondo le stime – elaborate dalle Regioni – i costi emergenziali Covid-19 dell’anno 2021 sono pari ad un volume di 8,078 miliardi di euro (il costo medio pro capite a livello nazionale è pari a 135,45 euro), solo in parte coperti dalle risorse stanziate dal Governo con i Decreti emergenziali.
All’elevato volume dei costi sostenuti nell’anno in corso per la gestione della pandemia e della campagna vaccinale, non corrisponde un equivalente incremento del livello di finanziamento 2021, ma una riduzione delle risorse emergenziali stanziate, alla quale si aggiunge l’indisponibilità delle risorse straordinarie utilizzate nel 2020.
IL RISCHIO CHE CORRIAMO
Per questo motivo è indispensabile mettere a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale ulteriori risorse fino ad arrivare ad un livello di finanziamento 2021 proporzionato rispetto al volume dei costi emergenziali sostenuti dalle Regioni e dalle Province autonome.
Diversamente la situazione finanziaria nella maggior parte delle Regioni si prospetta il concreto rischio di compromissione degli equilibri dei bilanci sanitari.
Tra l’altro va ricordato che le Regioni sono tenute al rispetto dell’equilibrio di bilancio e in caso di squilibrio economico-finanziario della parte sanitaria obbligatorie (Legge n. 311/2004 all’articolo 1, comma 174) devono essere adottati immediati interventi per il ripiano del disavanzo:
– applicazione nella misura massima prevista dalla vigente normativa dell’addizionale IRPEF
– maggiorazione dell’aliquota dell’IRAP
– divieto di effettuare spese non obbligatorie.
E’ evidente che, nel momento in cui il settore sanitario è impegnato nella gestione di una grave emergenza sanitaria, è indispensabile scongiurare il verificarsi di questa grave situazione.
LA PROPOSTA DELLE REGIONI AL PARLAMENTO E AL GOVERNO
Appare urgente un intervento normativo – già in sede di conversione in legge del Decreto fiscale (DL 146/2021) – che consenta il completo superamento delle perimetrazioni attuali e l’utilizzo flessibile delle risorse emergenziali, sia con riferimento alle quote non utilizzate dei finanziamenti emergenziali di competenza dell’anno 2020 (accantonate da diverse regioni per poter essere impiegate nell’anno in corso) sia con riferimento ai finanziamenti dell’anno 2021.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ritiene:
1) necessario che le risorse stanziate per finanziare le misure emergenziali possano essere utilizzate con il solo vincolo dell’impiego a copertura di spese sostenute per la realizzazione degli interventi destinati a fronteggiare l’emergenza Covid-19, superando i vincoli specifici e frammentari che inaspriscono la descritta situazione di difficoltà;
2) stabilire il principio secondo il quale le spese “straordinarie” sostenute per la gestione di un’emergenza sanitaria “straordinaria” non possono essere finanziate a valere sulle risorse ordinarie, ma devono essere coperte attraverso risorse appositamente stanziate.
L’INCREMENTO DEL LIVELLO DI FINANZIAMENTO DEL FABBISOGNO SANITARIO NAZIONALE NEL TRIENNIO 2022-2024 PUÒ VANIFICARSI SE NON SI INDIVIDUANO SOLUZIONI CONCRETE PER IL 2021
Le Regioni valutano positivamente l’incremento del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard a valere per il triennio 2022-2024 previsto dalla manovra economica, ma c’è il rischio che tutto si vanifichi se non si parte oggi con il piede giusto per cui è prioritario ed indispensabile individuare soluzioni alle problematiche esposte a partire dall’anno 2021.
Occorre, tra l’altro, considerare che con l’incremento del finanziamento 2022-2024 bisognerà fra fronte alla necessità di disporre delle risorse necessarie per incrementare e/o stabilizzare il personale reclutato durante la fase emergenziale, dare attuazione alla fase interpandemica del Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu) 2021-2023, provvedere direttamente all’acquisto dei beni sanitari che nel 2022 la Struttura Commissariale non provvederà più a fornire.

 

Le considerazioni dei protagonisti

“Più di 8 miliardi spesi” per la gestione della pandemia: è questa la stima della Conferenza delle Regioni, ha spiegato il Presidente, Massimiliano Fedriga (ai microfoni del canale youtube di “Regioni.it”). “Le Regioni non soltanto hanno fatto uno sforzo organizzativo enorme, penso all’aumento del personale, penso ai percorsi dedicati per salvaguardare la salute delle persone”, ha aggiunto Fedriga, ma hanno anche sostenuto molti altri costi: “Penso ai tracciamenti, ai tamponi, alle analisi di laboratorio fatte, penso agli hub vaccinali e alle campagne vaccinali fatte dalle Regioni”. “Non possiamo pensare che  tali costi se li accollino solo le Regioni  perché rischiano di andare in disavanzo. E quando l’equilibrio finanziario della sanità delle Regioni viene meno, l’obbligo per legge – non solo un rischio quindi –  è quello di aumentare le tasse ai cittadini. Non possiamo certo pensare che la pandemia venga finanziata con un aumento di tasse”.

“C’è una portata massima per le Regioni e questa non consente di accollarsi anche in costi del 2021” – ha detto il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e assessore in Emilia-Romagna, Raffaele Donini – “quest’anno abbiamo fatto tre mestieri, contrastare la pandemia, interpretare bene la campagna di vaccinazione, recuperare prestazioni sanitarie che erano state disdette”. Degli 8 miliardi impiegati per l’emergenza Covid nel 2021, con un costo medio pro capite a livello nazionale di 135,45 euro, il 21% ha coperto costi per acquisto di beni (prevalentemente, famaci, dispositivo di protezione, reagenti), il 46% l’acquisto di servizi sanitari, dalle Usca alla medicina convenzionata, il 34% è stato speso per il personale. Secondo le Regioni il protrarsi della pandemia richiede due decisioni urgentissime: flessibilità nell’utilizzo delle risorse e un finanziamento eccezionale che riconosca lo sforzo fatto delle Regioni. “Non devono essere posti a carico dei cittadini i costi della pandemia” con l’aumento delle tasse locali. Concetti approfonditi anche dal coordinatore della Commissione Affari finanziari e assessore al Bilancio della Regione Lombardia, Davide Caparini.

In ogni caso, ha assicurato il Presidente Massimiliano Fedriga, “Non ci sarà un disimpegno delle Regioni, continueremo – malgrado le regole non lo agevolino – a dare i servizi”, ma l’aumento dei costi dovuti alla pandemia di Covid “non può comportare che le Regioni vadano in disequilibrio finanziario, significherebbe – ha ribadito – far pagare il prezzo a cittadini, perché le regioni in disequilibrio devono aumentare le tasse”.
Per questo motivo la  Conferenza delle Regioni – ha voluto incontrare oggi – al palazzo della  Minerva nella sala capitolare – i capigruppo di Camera e Senato. Fedriga ha spiegato che Deputati e Senatori “hanno ascoltato, e c’è anche un interlocuzione costante con il Mef e una disponibilità al dialogo. Per quanto ci riguarda l’importante è il risultato delle interlocuzioni”.
Il protrarsi della pandemia richiede “due decisioni urgentissime”: flessibilità nell’utilizzo delle risorse e un finanziamento eccezionale che riconosca lo sforzo fatto delle Regioni. In particolare chiedono che le risorse stanziate per finanziare le misure emergenziali possano essere utilizzate con il solo vincolo dell’impiego a copertura delle spese sostenute, superando i vincoli specifici, e di stabilire il principio in base al quale le spese straordinarie per un’emergenza “straordinaria” non debbano essere finanziate con le risorse ordinarie,ma attraverso risorse appositamente stanziate.
Appare urgente un intervento normativo – già in sede di conversione in legge del Decreto fiscale (DL 146/2021) – che consenta il completo superamento delle perimetrazioni attuali e l’utilizzo flessibile delle risorse emergenziali, sia con riferimento alle quote non utilizzate dei finanziamenti emergenziali di competenza dell’anno 2020 (accantonate da diverse regioni per poter essere impiegate nell’anno in corso) sia con riferimento ai finanziamenti dell’anno 2021.

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