Dal Consiglio Superiore di Sanità la proposta per il superamento di Terapie intensive e sub-intensive, arriva l’Area Critica

Il DECRETO-LEGGE 19 maggio 2020, n. 341 ha introdotto un incremento “strutturale” dei posti letto di terapia intensiva di almeno 3500 posti letto tale da raggiungere a regime una dotazione pari a 14 posti letto ogni 100.000 abitanti. A questi si aggiungono 4225 posti letto di terapia semi-intensiva derivanti dalla riqualificazione di posti letto di area medica, di cui il 50% trasformabili in postazioni di terapia intensiva.
Superato il quadro emergenziale legato alla pandemia di Covid-19, la implementazione di tale programma di aumento dei posti letto di terapia intensiva e di terapia semi-intensiva nei diversi Servizi Sanitari Regionali ha posto problemi di appropriatezza e sostenibilità.

Proposta di un meta-modello organizzativo per la gestione dell’Area Critica (AC)
Al fine di contribuire alla risoluzione di tali problemi, la Sezione I del Consiglio Superiore di Sanità ha ritenuto opportuno sviluppare una proposta di meta-modello organizzativo col fine di assicurare uniformi livelli essenziali di assistenza in area critica, individuando un percorso di composizione dei divari regionali, la cui riduzione rappresenta, peraltro, l’obiettivo principale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In particolare, le principali finalità di questa proposta sono:

➢ fornire gli elementi per valutare l’appropriatezza dell’investimento necessario ad implementare l’aumento dei posti letto di terapia intensiva e di terapia sub-intensiva;
➢ definire un meta-modello organizzativo da adottare progressivamente da parte delle Regioni e delle Province autonome che consenta la sostenibilità dell’aumento dei posti letto di terapia intensiva e di terapia sub-intensiva;
➢ fornire linee di indirizzo alle Regioni e alle Province autonome per identificare i requisiti infrastrutturali, tecnologici e professionali necessari per rispondere ai fabbisogni assistenziali in area critica.

Nel 2011 la “European Society of Intensive Care Medicine” ha definito la Terapia Intensiva come “un’entità organizzativa e geografica distinta per l’attività clinica e l’assistenza, che opera in collaborazione con altri dipartimenti integrati in un ospedale. La terapia intensiva è preferibilmente un’unità o dipartimento indipendente che funziona come una unità chiusa sotto la piena responsabilità medica dello staff della terapia intensiva in stretto concerto con gli specialisti medici di riferimento. La terapia intensiva ha una posizione geografica definita che concentra le risorse umane e tecniche, come la forza lavoro, professionale abilità e competenze, attrezzatura tecnica e spazio necessario.” 2 Questa definizione non prevede un’esplicita dicotomia tra letti ad alta intensità (terapia intensiva) e letti a media-bassa intensità (terapia semi-intensiva).

Il gruppo di lavoro propone il superamento della dicotomia tra “terapia intensiva” e “terapia semiintensiva” prevista dal DECRETO-LEGGE 19 maggio 2020, n. 34 per realizzare la loro convergenza in un’unica struttura organizzativa di AREA CRITICA, definita come “sistema organizzato per erogare le cure necessarie a pazienti in condizioni di diversa criticità, attraverso assistenza medica ed infermieristica con capacità di modulare il monitoraggio e le molteplici modalità di supporto delle insufficienze d’organo”. Tale entità organizzativa comprende i posti letto identificati dai codici 049 (terapia intensiva) e 094 (terapia subintensiva).

Per la gestione di tale AREA CRITICA, il gruppo di lavoro propone un meta-modello organizzativo la cui istituzione nelle aziende sanitarie ha come obiettivi:
(a) coinvolgere ed integrare diverse discipline mediche;
(b) dislocarsi in termini di personale, attrezzature e servizi nell’ambito di tre livelli crescenti di intensità di cura (bassa, media, ed alta intensità);
(c) avere un’elevata flessibilità in grado di adeguarsi all’evoluzione delle caratteristiche delle richieste assistenziali (dalla necessità di posti letto ad alta intensità per assistenza respiratoria durante una pandemia, alla necessità di posti letto a media-bassa intensità per smaltire liste di attesa chirurgiche).

Per realizzare le necessità sopraesposte si propone una struttura organizzativa orizzontale, che coinvolga tutte le componenti dell’area critica, le integri e le coordini, lasciando comunque intatte le identità e le afferenze disciplinari. Tale articolazione del modello organizzativo può realizzarsi attraverso l’istituzione di uno strumento autonomo di coordinamento dell’area critica, deputato a:

a) assumere la responsabilità di rendere disponibili le infrastrutture (spazi fisici, impianti di base e posti letto) e le tecnologie sanitarie per fornire adeguata assistenza ai pazienti nella fase critica del percorso salute-malattia-salute;

b) facilitare le sinergie clinico-organizzative senza ridimensionare la identità delle discipline coinvolte, garantendo comunque l’integrazione e il coordinamento di tutte le figure professionali necessarie ad apportare le competenze indispensabili per la gestione di tali pazienti, facilitando così l’integrazione con le strutture e le competenze che sovraintendono alla gestione dei medesimi pazienti nei livelli più bassi
di intensità assistenziale;

c) assumere la responsabilità di analizzare il fabbisogno di formazione per l’aggiornamento professionale di tutti i profili coinvolti.

 

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