“I servizi sanitari hanno un impatto rilevante sulle risorse pubbliche e sul bilancio regionale con un’incidenza della spesa sanitaria pari a circa l’80% di quella complessiva per la quasi totalità delle Regioni e un considerevole peso sulla determinazione del valore pro capite. Eppure, nonostante il percorso di graduale avvicinamento ai livelli essenziali, il sistema sanitario non è in grado di garantire su tutto il territorio nazionale un’assistenza uniforme, per quantità e qualità. Gli indici di valutazione dei LEA, secondo la vecchia e la nuova disciplina, ne sono una testimonianza. Il fenomeno può essere rilevato anche attraverso i dati della mobilità interregionale o anche quelli relativi alle Regioni in piano di rientro sanitario, quelle che presentano i problemi di adeguamento infrastrutturale e tecnologico più evidenti (senza considerare le diverse politiche regionali sui ticket). Temi quali il rafforzamento dell’autonomia tributaria, lo sviluppo del ruolo di coordinamento della finanza territoriale, la fiscalizzazione dei trasferimenti statali, il superamento della spesa storica (con l’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni ed il finanziamento delle funzioni sulla base dei fabbisogni e dei costi standard), costituiscono ancora oggi un obiettivo inattuato, con esiti negativi per l’attivazione di meccanismi virtuosi nell’ambito della responsabilità impositiva delle Regioni e per la conseguente ridotta responsabilizzazione delle autonomie territoriali”.
Lo sottolinea la Corte dei Conti audita il 27 ottobre presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, in relazione allo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.