Norme poco chiare e mal applicate creano confusione e disomogeneità tra le regioni italiane. Sugli elenchi regionali dei direttori sanitari e amministrativi delle aziende sanitarie pubbliche occorre fare chiarezza. Lo sottolinea Flavio Sensi, Direttore Generale della Asl di Sassari, in un’intervista rilasciata a Quotidiano Sanità, in cui il manager sottolinea che “Il decreto legislativo 171 del 2016 non contempla elenchi regionali, né per i direttori sanitari né per i direttori amministrativi, se non a seguito di specifici criteri di valutazione che le commissioni poi nominate dalle Regioni dovrebbero utilizzare per costituire gli elenchi. Questi criteri, come specificato nell’articolo 3 del 171/2016, devono essere sanciti in un’intesa in ambito di Conferenza Stato-Regioni”. Il problema però, specifica Sensi, è che dal 2016 questo non è mai stato fatto e dunque le regioni “non sono tenute a costituire gli elenchi”.
Sensi (Asl Sassari): “Senza criteri nazionali condivisi in Stato-Regioni per le nomine, difficile creare elenchi di Dirigenti sanitari”
Nonostante ciò, molte regioni hanno comunque provveduto, in autonomia, alla creazione di elenchi ma, non essendo stati ratificati in accordo Stato-Regioni dei criteri uniformi a livello nazionale, questi elenchi potrebbero essere “impugnabili”. Inoltre, prosegue il DG della Asl di Sassari, nelle disposizioni transitorie dell’articolo 5 del decreto è specificato che le regioni in cui gli elenchi non sono stati ancora costituiti sono tenute ad attingere agli elenchi di altre regioni e questo genera comportamenti diversificati tra i territori. “Per quanto riguarda una mia particolare considerazione – commenta infine il DG di Sassari – nell’ottica della trasparenza e della massima diffusione dei criteri di nomina, è sempre bene creare una manifestazione di interesse in cui le aziende che intendono nominare direttori sanitari o amministrativi, a prescindere dagli elenchi, fanno una pubblicazione o un avviso pubblico e raccolgono in trasparenza i profili che possono poi tenere pubblici sui propri siti internet istituzionali”.