Eliminare i tetti di spesa, assumere medici negli ospedali anche con contratti libero professionali, medici generali in attività fino a 72 anni, incentivi salariali subito per chi lavora nei pronto soccorso e nelle aree marginali e a rischio. Le proposte presentate dal tavolo di lavoro delle aziende ospedaliere
Oltre 1 miliardo in meno negli ultimi 10 anni per il personale dipendente in sanità. I dati dell’Istat evidenziano nel periodo 2008-2019 una significativa riduzione della spesa dello Stato dovuta a pensionamenti, mancanza di turn over, trasferimenti a sanità privata, tetti di spesa per il personale. Tutti fattori che hanno determinato per gli ospedali e le aziende sanitarie pubbliche la perdita di migliaia di professionisti. L’inversione di tendenza su spesa e assunzioni si è avuta negli anni del Covid, ma le carenze strutturali restano.
“Per rafforzare gli organici chiediamo un intervento straordinario e d’emergenza da parte del Governo che elimini il tetto di spesa per il personale e permetta alle aziende sanitarie e ospedaliere di assumere, anche con contratti libero-professionali, sia i laureati in Medicina e Chirurgia abilitati all’esercizio della professione, sia gli specializzandi anche durante i primi tre anni del percorso formativo. È necessario continuare a investire risorse nel Fondo sanitario nazionale, portando la spesa sanitaria all’8% del Pil come avviene in altri paesi europei”, rilancia Giovanni Migliore, Presidente di Fiaso.
Le proposte sono state presentate nel corso del Comitato direttivo della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) per far fronte alla crescente pressione subita oggi dalle Aziende sanitarie e ospedaliere a causa della drammatica carenza di organico. Le iniziative sono frutto del lavoro svolto dalla Federazione attraverso l’Osservatorio politiche del personale, che si propone di trovare soluzioni concrete in merito alle principali questioni che riguardano la gestione e la valorizzazione del personale in sanità.
Tra le proposte c’è anche quella di consentire ai medici di medicina generale di proseguire l’attività professionale sul territorio fino a 72 anni ed estendere la possibilità per i professionisti in pensione di prestare servizio oltre la fine del 2023 e fino al rientro dell’emergenza organico, senza che vi sia alcuna penalizzazione pensionistica.
C’è poi la questione dei medici di emergenza urgenza. Come emerge da una recente rilevazione Simeu, nel 2022 sono stati circa 600 i medici di emergenza-urgenza che hanno scelto di dimettersi dai pronto soccorso, e si stima che solo nei pronto soccorso manchino all’appello circa 4mila camici bianchi. Le motivazioni sono da ricercare nei pesanti carichi di lavoro e nelle retribuzioni non ancora adeguate in particolare per i professionisti impegnati in prima linea, condizioni che incentivano la fuga dei professionisti dagli ospedali pubblici, contribuendo ad accentuare il problema della carenza di organico.
“È necessario anche rafforzare il trattamento economico, in particolare per coloro che lavorano nelle aree più a rischio – prosegue Migliore -. E, contestualmente, è fondamentale porre maggiore attenzione e un controllo più stringente sulla qualità delle prestazioni offerte da soggetti esterni, intervenendo sulla concorrenza inappropriata. Solo valorizzando il lavoro dei nostri professionisti e puntando al loro benessere organizzativo saremo in grado garantire un’assistenza sempre più adeguata ai bisogni dei cittadini”.