La sanità sta cambiando in tutto il mondo, stanno giungendo terapie (geniche e personalizzate) che possono imprimere un radicale mutamento di paradigma nella organizzazione e gestione dei setting assistenziali: siamo anche pronti a modificare i sistemi di misurazione delle performance sanitarie? La domanda l’ha posta senza mezzi termini il professor Steven Simoens, farmacoeconomista dell’università di Lovanio, durante la lezione magistrale che ha aperto a Vienna il 26* convegno della European Association of Hospital Pharmacy (EAHP).
L’evento non a caso presenta un titolo programmatico e di spinta alla trasformazione: “Ruoli che cambiano in un mondo che cambia – Changing Roles in a Changing World “ (23-25 marzo, Austria Center, Vienna). Di fronte a 5mila esperti di farmacia ospedaliera e di politiche sanitarie, l’appuntamento europeo intende sganciarsi dai concetti di riferimento della produttività sanitaria, per giungere “alla value based healthcare, che si concentra sugli outcomes in termini di salute del paziente”, come sottolineato dal prof Thomas De Rijdt, chairman di EAHP. In questa transizione ecco che efficacia personale e sociale percepita, equità ed efficienza, sostenibilità economica ed ambientale sono alcuni dei valori fondanti alla base del concetto stesso di “value based healthcare”.
In questo scenario cambiano radicalmente le funzioni e le responsabilità professionali: quale è dunque il nuovo ruolo dei farmacisti ospedalieri? Risponde Emanuela Omodeo Salè, tra i rappresentanti italiani al Convegno europeo, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie-SIFO e direttore della farmacia ospedaliera dello IEO: “La nuova misurazione delle prestazioni sanitarie è un fronte importantissimo proposto nei lavori EAHP a Vienna. La considerazione che abbiamo tutti condiviso è chiara: stanno arrivando terapie avanzatissime, che spingono verso una nuova gestione dei pazienti e che conducono ad una trasformazione ed innovazione delle organizzazioni sanitarie. Stanno mutando rapidamente le cure in oncologia, nelle malattie rare e nell’ambito cardiovascolare ed è chiaro che noi non possiamo più misurare le prestazioni sulla base di valori e terapie riferiti ad un passato ormai superato nella nostra professionalità quotidiana”.
Durante i lavori sono stati presentati modelli differenti di value based healthcare sviluppati negli Usa, dall’OMS (WHO CHOICE Project), in Europa e dall’ICHOM (International Consortium Health Outcome Measures), ma in realtà le varie esperienze devono poi essere implementate all’interno dei differenti sistemi sanitari, tenuto conto delle specifiche organizzazioni e dei diversi sistemi di rimborso. In Italia è possibile questo nuovo percorso? “Certamente si – risponde Omodeo Salè – Prima di tutto occorre che anche nel nostro Paese si diffonda una consapevolezza: misurare non significa riportare tutto ad un valore economico di riferimento, ma creare le condizioni multidisciplinari per generare nuovi criteri di valutazione. Una cosa deve essere pertanto condivisa: ci muoviamo verso nuovi sistemi, e quindi dobbiamo generare nuove misure. Per farlo occorre un governo multidisciplinare di questo passaggio epocale. E il farmacista ospedaliero ha tutte le competenze ed esperienze adeguate per esserne protagonista”.